• Home
  • Fatti
  • Ambiente
  • Diritti
  • Cibo & Benessere
  • Cultura
  • Roma
  • Spettacolo
  • Viaggi
  • Torte & Salati
  • Poesia 2.0

Mar19032024

Ultimo aggiornamento03:40:21 PM

Back Sei qui: Home Cultura Miniere cardiache: storie di “cuori altalenanti”

Cultura

Miniere cardiache: storie di “cuori altalenanti”

miniere cardiache
A tu per tu con l’autore
 
Dopo tre romanzi, Roberto Pallocca torna in libreria con una raccolta di racconti: Miniere cardiache (Edilet, 2015). “L’amore è un’altalena”, leggiamo in “Sipario imperfetto”. E mai frase più azzeccata, non solo perché descrive in maniera concisa e lampante l’andamento sentimentale dei racconti, ma perché nella vita è così. Oggi si ama, domani non si sa. Un momento desideriamo ardentemente sposare il compagno di una vita e l’attimo dopo non capiamo e non sappiamo accettare che sia finita. Amiamo due persone contemporaneamente e a volte non ne desideriamo nessuna. Ansimiamo per un ritorno e quando questo accade, fuggiamo. Rischiamo di morire pur… di farci pagare dall’assicurazione. La vita è proprio una giostra, sali e scendi immediatamente e rapidamente giù. I racconti di Miniere cardiache, come specifica l’autore, sono storie sull’amore, non d’amore e nascono da piccoli dettagli di vita reale, vissuti o semplicemente osservati. Abbiamo incontrato Roberto e gli abbiamo rivolto qualche domanda in merito.
 
Ciao Roberto, nella Nota dell’autore spieghi che il titolo è stato ispirato da una scena del film Closer. Cosa c'è di quella scena o del film nei tuoi racconti?
Uno dei racconti della raccolta si intitola Miniere cardiache e dà il titolo alla raccolta stessa. Il film Closer, in cui sono inciampato più di 8 anni fa, mi ha colpito molto. Mette in mostra senza dislivelli, ipocrisie, né conforto, quel che succede talvolta ad amare senza misura. Mette in mostra, appunto, quel che capita nel cuore ad un livello più intimo, quasi esclusivo, nei suoi cunicoli più bui, e che fuori si manifesta sempre con decisioni incomprensibili. Di quel film, in questo racconto, spero ci sia andata a finire una briciola di realtà, di realtà vera, commovente, senza favole, senza troppi convenevoli. 
Il punto di vista è quasi esclusivamente maschile, così come il modo di raccontare i sentimenti... una scelta stilistica, una volontà di presentare le storie da un punto di vista specifico o niente di tutto questo?
Nelle mie precedenti pubblicazioni, qualcuno (molti, per la verità) mi fece notare che avevo un punto di vista femminile, che la scrittura, talvolta lo stile, spesso il modo di raccontare le storie, lasciavano trasparire una “sensibilità femminile(!)”. Aldilà di ogni considerazione – sciocca – sugli aggettivi e sul respiro della sensibilità, posso dire che la regia maschile è stata una scelta, voluta e ricercata. Che mi ha permesso di alzare il tiro su ciò che volevo dire.
 
Qual è il fil rouge delle storie? Parlare di amore nelle sue varie forme? Cioè non solo tra uomo e donna, ma anche dell'amore filiale e amicale?
L'amore in ogni forma, senz'altro. Solo che, detto in questi termini, uno se lo aspetta in un certo modo. Quando vai in libreria, allo scaffale Romanzi d'amore, trovi storie perlopiù a lieto fine. Le persone hanno bisogno di questo. Di qualcosa che va a finire bene, che intercetta le ansie e i dolori di una vita e urla "anche tu puoi vivere una storia così, anche tu puoi essere felice". È un bisogno innato, ci sarà sempre. È fondamentale, una speranza, una fede nel benessere e nella serenità che desideriamo raggiungere. Quel che mi chiedo è: aldilà della letteratura e della narrativa, dei lieto fine e dell'amore che vince sempre, cosa c'è? L'amore di ogni giorno, le storie piccole, quelle fatte di delusioni, di rimpianti, di errori, di inciampi, di addoloramenti e rinunce, quelle che non finiscono quasi mai con una felicità. Chi le racconta? Ci ho provato.
 
Quello che si percepisce dell'amore, leggendo la raccolta, è che è un rischio continuo, fatto di delusioni, tradimenti, momenti di difficoltà dovuti magari alla mancanza di denaro. L'amore finisce, ritorna e poi risparisce. È la tua visione quella che racconti o una descrizione realistica e basta?
Quando si racconta una storia, in un modo o nell'altro, qualcosa di tuo ci va a finire dentro. Non è possibile riuscire a trattenere tutto, scrivere in maniera asettica, come si fa con una lista della spesa. Di me posso dire che ho cercato di raccontare un amore così come lo sento, lo avverto, lo percepisco e mi viene confidato, dalla vita di ogni giorno. Tutto ciò che finisce nell'universo delle relazioni umane e viene chiamato amore senza esserlo davvero. I racconti sono quasi tutti tratti da storie vere, questo mi sembra bello. L'amore fa bene, altrimenti, per qualche ragione, non è amore.
 
Il personaggio o la storia in cui ti rispecchi di più (se c'è)?
Beh, no, non c'è. Voglio bene alle storie, perché mi ricordano la mia vita in quel momento esatto in cui le ho scritte. Sono crisalidi, contengono qualcosa che si sottovaluta, e si capisce solo dopo.
 
Che messaggio vuoi dare o far cogliere?
Non scrivo per lasciare un messaggio. Scrivo per raccontare una storia. Questo mi piace e questo faccio. Ognuno ci colga ciò che crede e può, magari nulla, magari molto. 
E ci saluta, confessando che c’è un romanzo, quasi pronto, su cui ha lavorato a lungo, che sembra aver trovato finalmente una strada sua.
 Eleonora Persichetti