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Spettacolo

Un attimo prima. Francesca Morvillo

Uno spettacolo che per la prima volta mette in luce la figura di Francesca Morvillo, moglie del giudice Falcone, donna intelligente, colta, sensibile, riservata, con una forte personalità. Al teatro Ciak di Roma dal 26 novembre al 6 dicembre

Debutta in prima nazionale assoluta al Teatro Ciak di Roma, dal 26 novembre al 6 dicembre, "Un attimo prima. Francesca Morvillo" , spettacolo scritto e diretto da Maria Inversi, con Aglaia Mora, Giovanni Carta e Caterina Rossi.
"Nell'immaginare i personaggi femminili, non mi riesce di collocarli in spazi chiusi e claustrofobici come stanzucce, anche quando si tratta di monologhi"- annota l'autrice e regista Maria Inversi. " La voce delle donne costretta per millenni a restare dentro case e cortili (ripensate anche a Almodovar, Garcia Lorca, Pirandello e tanti altri), necessita di un uno spazio-voce che, idealmente, ricostruisca la possibilità di raggiungere il/la chiunque per tanto lontano possa trovarsi. Occupandomi spesso anche di figure femminili esistite e sconosciute, le ho a volte immaginate agire in no-land, luogo della memoria poetica per eccellenza. Riflettere sulla novità che gli anni sessanta hanno consacrato al teatro contemporaneo, mi ha portata all'esigenza di immaginare un teatro sempre più povero di scenografie e sempre più ricco di energia umana. Dunque: parole, ritmo, musica, voce e corpo costruiscono gli attimi di stupore per ogni spettatore: tutto insieme, quasi inscindibile, tanto che uno spettacolo, privo, nel suo svolgersi, di ritmi (cambiamenti) e suoni (voci e musica) è spettacolo che annoia.

Tale energia creativa viene composta dalla regia grazie al lavoro di attrici e attori che, generosamente, si mettono al servizio di un'idea, ma soprattutto di un pubblico che oggi, più che mai, necessita di ritrovare l'essenza della bellezza. Poiché Arte è bellezza, o non è arte. Diceva Artaud che lo spettacolo deve tenere il pubblico "avvinto" alla poltrona come si trovasse sulla sedia di un dentista: non certo per il dolore, ma per l'aspettativa e un cuore timoroso che in arte significa "sorprendersi", "essere colto di sorpresa" e soprattutto per l'arte del teatro."


La figura della Morvillo non è stata indagata fino al testo ultimato nell'agosto 2017, non solo per quanto attiene la sfera dei sentimenti e delle relazioni familiari e amicali, ma anche nelle sue notevoli capacità di magistrata. Il testo dunque, dopo una serie d'interviste effettuate (dal 2015) a Procuratori della Repubblica, magistrati uomini e donne tra Roma e Palermo, e allo scopo di indagarne l'approccio tecnico umanistico, ne ricostruisce anche le qualità sensibili intellettive e spirituali che le dettero la possibilità di scegliere, in fondo, una morte prematura e annunciata. L'autrice non ne fa un'eroina, ma una donna capace di porre sullo stesso piano il lavoro e le relazioni d'amore come senso di responsabilità umana e sociale. Inoltre, e fino ad oggi, non vi sono testi che abbiano affrontato il lavoro del magistrato all'interno, e in relazione tanto critica quanto appassionata nel momento in cui premono giudizi e sentenze: difficoltà, dubbio, confusione e poi la lucidità, l'attenzione e la gioia come espressione di un modo di concepire la vita intera nei piaceri quanto nei doveri. Aspetti che ritroviamo in chiunque costruisca lavoro con impegno, talento, etica.