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Spettacolo

Yves Saint Laurent

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 E’il 1957 e il precoce talento di Yves San Laurent viene scoperto dalla grande casa di moda di Christian Dior, scomparso da poco.

Sin dalla prima sfilata, 
tutti guardano a questo giovanissimo assistente con ammirazione e stupore. Yves impone da subito la sua personalità sia durante le fasi di lavorazione degli abiti sia nei camerini, prima della passerella. E’ subito un successo per quella che doveva essere solo una figura di secondo piano. Eppure, già nel giorno del suo esordio, accade qualcosa che muterà il corso della sua vita. Un certo Pierre Bergè, suo futuro compagno, si innamora di Yves e del suo talento.

I due diventeranno soci in affari e ben presto faranno nascere la Yves Saint Laurent Company. Erano quelli i tempi in cui bisognava, a Parigi, competere con Chanel e non era una sfida da poco. Jalil Lespert, regista di origine algerina, come YSL, ha lavorato sodo per ricostruire dettagliatamente la straordinaria vita dello stilista che ha rivoluzionato il modo di vestire della donna senza dimenticare, accanto all’Haute Couture”, l’importanza dell’abito nel quotidiano. La prova del nostro parlar bene di un film  che consideriamo rigoroso è nel sapere che il mecenate Bergè non solo ha messo a disposizione gli abiti della fondazione che prende il nome dello stilista ma ha anche voluto partecipare alla realizzazione e alla sceneggiatura dell’opera.

Quanto alla 
bravura di Lespert, in cento minuti non era facile racchiudere  l’esistenza di una vita straordinaria.Yvl  è un genio che non regge il carico della vita in mezzo a lamenti di una gioventù non assaporata appieno per via del razionale inseguimento di un’affermazione professionale. Ysl è un ragazzo che improvvisamente prende la strada da “poeta maledetto”che affonda le ansie dentro alcool, sigarette,medicine e frettolosi tradimenti nei confronti di quello che sarà l’unico uomo della sua vita,Pierre Bergè, colui che non smette mai di sorreggerlo mentre il maestro” barcolla.
 
I due lo sanno, e ognuno riconosce l’importanza del ruolo dell’altro: il genio e il tutore, interpretati benissimo, rispettivamente da Pierre Ninney e Guillaume Gallienne. Lespert desiderava questo, voleva non solo narrare le gesta creative di un’ eccellenza ma ricostruire il valore che Yves ha dato all’amore. Ed è lo stesso regista a citare Amadeus di Forman e a spiegarci come Salieri sta a  Mozart come Bergè a Ysl. E poco importa allora se sono gli anni della “questione di Algeri” e i due innamorati non hanno nulla da dire in merito perché come dichiara un Ysl giovane “la mia battaglia è, vestire le donne”e pochi anni dopo ci dice nel rifugio di Marrakech che“se viene il comunismo produrrò le tute da lavoro”.

Del resto, mentre finiamo con lo sguardo dentro 
salotti bellissimi e palazzi da sogno e mentre ascoltiamo le note jazz di Ibrahim Maalouf, la Motown, Maria Callas e l’azzeccatissima “Wally del Russian Ballet, ci dobbiamo ricordare che di per sé l’arte è rivoluzionaria e se poi si defila e si rivolge ad una sola parte della società e non a tutti,  dobbiamo comunque riconoscergli il merito di aver regalato “bellezza” al mondo e solo questo resta una grande virtù.
 Marco Piervenanzi

 
YSL. Regia di Jalil Lespert  Francia. 2014 100 min
Lucky Red Distribuzione.
 
Con Pierre Niney, Guillame Gallienne, Charlotte Le Bon ( Victoire), Laura Smet
(LouLou), Marie de Villepin (Betty)Nikolai Kinski (K.Lagerfeld)