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Fatti

Crisi. Unimpresa, 228 miliardi di debito pubblico da rinnovare entro il 2014

crisi e debito pubblico
Entro la fine dell’anno vanno in scadenza 228 miliardi di euro di bond statali. Una montagna di debito pubblico da rinnovare che rappresenta un ulteriore elemento significativo nell’agenda del governo di Matteo Renzi, uscito comunque rinforzato dall’esito delle elezioni europee, nell’anno della annunciata ripresa economica: uno scenario da valutare con attenzione di fronte a quanti sostengono la tesi dello scioglimento anticipato del Parlamento e di un ritorno alle urne nel prossimo autunno. Da giugno a dicembre la quota di debito pubblico da rifinanziare è pari a 104 miliardi; fino a giugno 2018, termine teorico della legislatura in corso, scadono in totale 841 miliardi tra bot, cct, ctz e btp. Lo rivela un’analisi del Centro studi Unimpresa sui titoli di Stato in circolazione.
L’analisi di Unimpresa è stata condotta sulla base dei dati della Banca d’Italia. Complessivamente,  fino alla fine del 2014, anno particolarmente intenso per le emissioni obbligazionarie statali, vanno rifinanziati 228,1 miliardi di titoli. Da giugno a dicembre, il Tesoro dovrà vedersela con una lunga lista di scadenze: nel dettaglio, si stratta di 96,3 miliardi di bot, di 90,1 miliardi di btp, di 12,3 miliardi di cct e di 29,3 miliardi di ctz. Se si guarda alla finestra che va da gennaio a dicembre 2015 si scopre che il totale delle emissioni in scadenza ammonta a 235,1 miliardi: nel dettaglio, si stratta di 32,3 miliardi di bot, di 144,1 miliardi di btp, di 27,1 miliardi di cct e di 31,4 miliardi di ctz. Nel 2016 sono previste scadenze per complessivi 156,3 miliardi: 138,3 miliardi di btp, 14,4 miliardi di cct e 3,5 miliardi di ctz. Nel 2017, poi, scadono in tutto 182,1 miliardi di cui btp per 149 miliardi e cct per 32,3 miliardi. Nel primo semestre del 2018 arrivano a fine corsa 24,8 miliardi di btp e 14,5 di cct: in totale bond statali per 39,3 miliardi. L’arco temporale corrispondente alla legislatura, dunque, vale complessivamente 841,1 miliardi di debito pubblico: 128,7 miliardi di bot, 547,2 miliardi di btp, 100,7 miliardi di cct e 64,3 miliardi di ctz.
La recente discese dei differenziali di rendimento è certamente un elemento rilevante per i conti pubblici. Lo spread tra btp italiani e bund tedeschi “corre” attorno a quota 160 punti base e il calo riduce la spesa per interessi a carico del bilancio dello Stato. E’ un risultato positivo che va cavalcato e ulteriormente migliorato. L’ideale sarebbe scendere sotto il “muro” dei 150 punti in modo tale da allontanare il più possibile la speculazione finanziaria sui titoli pubblici italiani e da accumulare addirittura un cosiddetto “tesoretto” da spendere per la crescita economica.
“Il risultato delle elezioni europee consente al governo in carica di partire con slancio: un importante spinta che non va sciupata, ma anzi va sfruttata affinché vengano varate a stretto giro misure decisive per agganciare la ripresa economica. La stabilità politica è decisiva sui mercati finanziari e le forze della maggioranza devono essere responsabili” è il commento del presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.