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Gio28032024

Ultimo aggiornamento03:24:57 PM

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Cultura

A chi questo?

il rancio nel campo di Bergen

 "A chi questo? Il rancio nel campo di Bergen"  è una narrazione sui nostri Militari Italiani Internati (I.M.I.) tra Germania e Polonia dopo l'8 settembre del 1943. 

 Chi  ha mai sentito parlare degli Imi? Non ne sappiamo quasi nulla, perchè a scuola non se ne parla, e anche i testi universitari ne fanno un rapido cenno. Furono definiti “nè carne, né pesce”. Rappresentarono una vergogna per l'Italia, ignorati dalla Croce rossa internazionale, infine dimenticati. Il racconto é stato scritto ed interpretato, a volte con tratti ironici, da Valeria Bianchi sulla base dei racconti del nonno, Angelo Bianchi, ufficiale ciociaro internato in Germania, morto nel 2006.In scena, al teatro Due Roma, due attrici musiciste, un organetto, un clarinetto, canzoni originali dell'epoca, videoproiezioni, foto e documenti sonori. 
 
Tutto cominciò in Grecia l'8 settembre del 1943, mentre in Italia si annunciava l'armistizio, si dimenticò di dare direttive precise alle truppe italiane impegnate al fianco dei tedeschi nei Balcani.  I nostri militari furono abbandonati a loro stessi. Che cosa avrebbero dovuto fare?Dove erano numericamente inferiori avrebbero dovuto consegnare le armi ai tedeschi, dove in numero superiore avrebbero dovuto resistere. In mancanza di una linea condivisa, ogni ufficiale dovette prendere da sé le proprie decisioni, mentre i tedeschi dal canto loro erano stati bene istruiti. I nostri soldati  furono fatti prigionieri. Chi riuscì a salvarsi, molti piroscafi sui cui viaggiavano furono affondati, fu internato in campi di prigionia tra Germania e Polonia. Gli ufficiali da un parte e i militari dall'altra. 
 
“Il rancio nel campo di Bergen” racconta con un tocco di ironia gli stenti, la miseria, la fame atroce, il razionamento delle porzioni quasi da sfiorare il ridicolo: 15 g di margarina, 10 g di zucchero, 50 g di pane, al più una patata, 1 cucchiaio di marmellata a settimana. Lì dove il sogno di tutti era una grande abbuffata. I sentimenti più comuni ben descritti dall'autrice sono la noia, la nostalgia, l'umiliazione, il sentirsi abbandonati, ma anche il senso dell'onore e della solidarietà. Come ebbero a dimostrare nei confronti delle polacche, quasi tutte incinte, internate in un campo vicino, quando i nostri ufficiali diedero parte del loro misero cibo per sfamare le donne. Tutto durò un anno e mezzo, per qualcuno un po' di più. A Bergen, i nostri ufficiali furono liberi nel gennaio del 1945, quando si accorsero che non c'era più alcuna sentinella a guardia del loro campo. I tedeschi erano fuggiti a seguito dell'avanzamento degli alleati.  Davanti a loro si apriva lo spettacolo di una cittadina deserta, case abbandonate da poco e con fretta, alcune ancora con tavole imbandite. Lì, in quelle case, smunti e magri cominciarono a rifoccillarsi, non abituati a mangiare qualcuno vi morì. 
Tanto per non dimenticare!

Angela Francesca D'Atri