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Poesia 2.0

Gaza

Sangue e macerie,
un fiore tra le mani di un bambino...

Sono nato prematuro sotto un cielo di polvere da sparo
in questa striscia di terra
dove è nato anche il figlio del tuo Dio,
ma il nostro Dio è grande.

Ho paura
e non so niente di guerre di religione,
ma non voglio questa guerra.
Respiro in un'incubatrice
e ora rischio la vita sotto le bombe.

Continuano a sparare...
quali diritti umani?
Ho diritto ad esistere,
libero di credere.
Non ci sono guerre volute da Dio,
io ho fame.

Gaza,
non sento più il fuoco nemico
vedo fiori
vedo un bambino israeliano.

Forse sono morto.

Dovrei dirgli "tu sei cattivo" e, se avessi forza, lanciargli un sasso.
E invece lui mi guarda,
e nei suoi occhi c'è dolore,
io gli sorrido.
La guerra è finita?
Lui mi guarda ancora.
Non finirà. Mai.
Nei secoli dei secoli
perché così è scritto
e non è colpa di Dio.

Ah se io e te potessimo cambiare il mondo,
correre per le immense praterie,
sdraiarci sotto lo stesso sole
d'Oriente e d'Occidente,
insieme bianchi e neri
Sem, Cam e Jafet
un unico popolo
un solo Dio.

Angela Francesca D'Atri