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Insicurezza alimentare: le strategie per affrontarla durante la pandemia di COVID-19

insicurezza alimentare

Le famiglie dove il capofamiglia è una donna, povere o con un livello d'istruzione più basso, o che stiano sperimentando una perdita del reddito a causa della pandemia, senza aver accesso a dei risparmi, hanno maggiori probabilità di soffrire di insicurezza alimentare. Inoltre, reti di sicurezza basate sul denaro contante hanno maggiori probabilità di scongiurare tale eventualità. I principali fattori socio-economici alla base dell'insicurezza alimentare durante la pandemia, in uno studio diretto da Fondazione CMCC, Università Ca' Foscari di Venezia e RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment, in collaborazione con il Grantham Research Institute, e appena pubblicato su Nature Scientific Reports.

In risposta alla rapida diffusione della pandemia di COVID-19, i governi di tutto il mondo hanno messo in atto lockdown a livello locale che hanno portato a un aumento del tasso di disoccupazione, e interrotto le tradizionali vie di trasporto locale e internazionale, e le catene di approvvigionamento. Sebbene tali sforzi avessero l'obiettivo di rallentare o fermare la diffusione del virus SARS‐CoV‐2, hanno portato a un aumento dell'insicurezza alimentare, sia che fosse dovuta alla riduzione dei redditi, sia che fosse legata all'aumento dei prezzi dei generi alimentari.

Un nuovo studio diretto da CMCC@Ca'Foscari, partnership strategica tra Fondazione CMCC e Università Ca' Foscari di Venezia, e RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment, segue l'evoluzione dell'insicurezza alimentare e delle sue cause nel corso della pandemia di COVID-19 in Paesi a basso reddito*, utilizzando i dati sulle famiglie, per diversi periodi temporali.

Nel nuovo studio, pubblicato di recente sulla rivista Scientific Reports, i ricercatori Shouro Dasgupta ricercatore di Fondazione CMCC, Università Ca' Foscari di Venezia, e RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment, ed Elizabeth JZ Robinson, Direttrice del Grantham Research Institute, LSE, hanno preso in considerazione gli effetti di diversi motori socio-economici sull'insicurezza alimentare durante la pandemia, come genere e livello di educazione del capofamiglia; reddito e condizione di povertà delle famiglie durante la pandemia; reti di sicurezza in forma di contanti o di assistenza e fornitura di generi alimentari; strategie per affrontare il problema adottate dalle famiglie; effetti sul prezzo dei principali alimenti.

Lo studio in particolare si focalizza sugli interventi e le politiche intrapresi dai governi per cercare di ridurre l'impatto della pandemia sull'insicurezza alimentare, compreso l'uso di reti di sicurezza alimentare e di denaro contante. Esistono diversi tipi di reti di sicurezza, inclusi i programmi di trasferimento di denaro contante, e i programmi alimentari che possono prevedere variamente la fornitura di cibo, buoni pasto, o programmi "food for work", in cui i lavoratori sono generalmente pagati in cereali anziché in denaro.

Attualmente è in corso un dibattito fondamentale su quale dei due tipi di assistenza (denaro contante o contributi alimentari) sia più efficace nella riduzione dell'insicurezza alimentare. Naturalmente, i programmi di nutrizione pubblica e le reti di sicurezza alimentare sono, più in generale, concepiti per ridurre in maniera diretta l'insicurezza alimentare. Tuttavia, in una prospettiva di massimizzazione dell'utilità, i trasferimenti di denaro tendono a essere considerati economicamente più efficienti perché, marginalmente, non distorcono le scelte di consumo e di produzione. Ci sono anche ragioni non economiche per preferire il denaro contante ai trasferimenti di cibo, come il fatto che è un tipo di aiuto meno "paternalistico".

"I nostri risultati suggeriscono che durante la pandemia le reti di sicurezza nella forma di assistenza in denaro siano state più efficaci del cibo in termini di riduzione dell'insicurezza alimentare", commenta Shouro Dasgupta. "Inoltre, le famiglie con capofamiglia donna o relativamente meno istruite, o quelle più povere, o che abbiano subito una perdita del proprio reddito per effetto della pandemia, hanno una maggiore probabilità di soffrire di insicurezza alimentare."

Lo studio mostra l'importanza di comprendere i contesti locali in termini di disuguaglianze socio-economiche, per essere in grado di progettare e realizzare politiche per reti di sicurezza più efficaci. "Dal momento che il livello di istruzione dei genitori influenza i risultati scolastici, il reddito e lo stipendio annuale dei figli", aggiunge Elizabeth Robinson, "i nostri risultati suggeriscono inoltre che sia probabile che gli investimenti pubblici e le politiche per migliorare l'istruzione riducano le disuguaglianze intergenerazionali in relazione all'insicurezza alimentare nel corso delle prossime crisi future, incluse possibili future pandemie."

Inoltre, i risultati mostrano che quelle famiglie che sono state costrette a fare prestiti anziché poter contare sui propri risparmi, hanno avuto maggiori probabilità di soffrire di insicurezza alimentare; l'eterogeneità dei risultati osservati nei diversi Paesi rivela la necessità di politiche progettate ad hoc per i diversi contesti locali.

"Questi importanti dibattiti su come sia meglio ridurre l'insicurezza alimentare tendono a divampare durante le crisi, come le pandemie, ma sono in generale sempre più rilevanti data la persistenza dell'insicurezza alimentare nei Paesi a basso e medio reddito, e l'evidenza crescente del fatto che il cambiamento climatico stia portando a un aumento del numero di persone denutrite in tutto il mondo", concludono Dasgupta e Robinson. "Con l'aumentare delle prove del fatto che il cambiamento climatico stia danneggiano in maniera diretta la sicurezza alimentare, le politiche dei governi saranno centrali nel determinare il modo in cui i Paesi si adatteranno alla realtà del cambiamento climatico, in particolare in termini di probabile aumento della frequenza e gravità degli shock, oltre all'impatto a lenta insorgenza dell'aumento delle temperature sulle rese dei raccolti."

*Armenia, Cambogia, Chad, Repubblica di Gibuti, Etiopia, Kenya, Malawi, Mali, Nigeria, Sud Africa, Uganda